Craig Clevenger . Il manuale del contorsionista . Mondadori
Magari ogni sei mesi ti scoppia la testa e non sai il perché. Per tre giorni di fila. Magari prendi tutte le pillole che ti capitano sottomano, speri di far smettere il dolore e invece vai in overdose. Finisce che ti portano all’ospedale, ti fanno un esame psichiatrico e rischi di finire internato. Magari sei un falsario, hai un’intelligenza superiore alla norma – anche se da bambino ti credevano mezzo idiota – e trovi il modo per cavartela, ingannando i medici e cambiando identità. Non dimenticare che abiti a Los Angeles, hai venticinque anni, possiedi un sesto dito perfettamente formato nella mano destra e sei cocainomane.
Mettiti nei panni di John Vincent Dolan (alias Daniel Fletcher, alias Eric Bishop, o altre plausibili combinazioni di nome e cognome) e vedrai che non te la stai passando troppo bene. Vorresti essere normale, invece la tua vita è fatta di strategie per confonderti con la massa e non finire in prigione per l’ennesima volta, o per sfuggire all’organizzazione criminale che ha bisogno di te e non vuole lasciarti libero. Vivere per te è un continuo gioco di prestigio, come quelli che ti ha insegnato tuo padre, un continuo esercizio di contorsionismo, come quelli del tuo libro preferito. Hai avuto qualche donna, ma il tuo vero amore è Keara, che ti somiglia più di quanto pensi…
Con il suo romanzo d’esordio, “Il manuale del contorsionista” (Mondadori), uscito nel 2002 e già diventato cult negli Stati Uniti, Craig Clevenger ha fatto centro al primo colpo mettendo d’accordo critica e pubblico, guadagnandosi anche il plauso di Irvine Welsh e Chuck Palahniuk (con il quale non è difficile trovare qualche assonanza). Nato a Dallas e cresciuto in California, Craig Clevenger si laurea in letteratura inglese alla California State University di Long Beach, lavora nell’high-tech pubblicando nel contempo articoli e racconti su riviste ad ampia diffusione, poi a quasi trentacinque anni lascia tutto per dedicarsi totalmente alla scrittura. I suoi ispiratori sono Italo Calvino (le diverse possibilità di lettura di un testo narrativo), Steve Erickson (il forte impatto emozionale), gli scrittori noir Jim Thompson e James M. Cain (la complessità e la perfezione degli intrecci).
In un’intervista di Luan Gaines per www.curledup.com, Clevenger dice di aver provato a creare uno stile adatto al suo narratore, deliberatamente “staccato” per rendere l’idea dei pensieri guizzanti di un cocainomane intelligente e dal pensiero rapido, una versione anfetaminica del parlare fra sé. L’idea che ha alimentato il romanzo è una caratteristica della cultura pop, quella d’inserire il gergo della psicologia self-help nel linguaggio comune: la conoscenza della psicologia è talmente diffusa negli Stati Uniti che tutti pensano di essere esperti. Clevenger trova pazzesco sentire la complessità della vita ridotta a frammenti spigolati da qualche tascabile di massa New Age, ed ha voluto costruire una storia dove questo fenomeno sociale non fosse soltanto fastidioso ma costituisse una vera minaccia. Per la sua sicurezza, John Vincent deve assolutamente isolarsi dal resto del mondo, la sua sfida è cercare di amalgamarsi per essere completamente dimenticato malgrado la sua unicità. Autobiografico senza esserlo, John Dolan è nato in un brutto periodo della vita di Clevenger, che si è sfogato creando un personaggio comunque simpatico, privo di autocommiserazione o di cinismo.
Lineare e lucida, lontana dalla banalità, la scrittura è attenta ai dettagli verosimili (“non occorre essere accurati, basta essere plausibili”), acquisiti attraverso la lettura e le testimonianze anonime: la fase di ricerca pre-stesura è molto importante per Clevenger, che mantiene la narrazione il più possibile legata alla realtà e che trova nei particolari nuovi argomenti per articolare il racconto. Divagazioni e resoconti giudiziari e psichiatrici definiscono la personalità di John, offrono credibilità alla storia, permettono all’autore momenti di critica e ironia sulle istituzioni americane e sul loro operato.
Craig Clevenger attualmente sta lavorando al suo secondo romanzo. E, neanche a dirlo, “Il manuale del contorsionista” è già stato opzionato per un film.
Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma