Sara Collins . Le confessioni di Frannie Langton . Einaudi

Frannie Langton avrebbe voluto un finale diverso per la sua breve vita, per esempio un happy end alla Moll Flanders – il suo libro preferito. Invece si ritrova imprigionata a Newgate, in attesa di giudizio e della quasi certa esecuzione, a scrivere di nascosto la sua storia nella speranza di una pubblicazione postuma.

Tutto inizia in Giamaica nel 1812, quando ancora bambina viene accolta nella casa di Mr. Langton, proprietario di una piantagione di canna da zucchero; per naturale predisposizione e per divertimento della padrona (ma non solo) la piccola schiava mulatta dal carattere fiero diventa una donna istruita ed erudita, assistente nonché complice degli studi di razzismo scientifico intrapresi dal padrone. Dopo un grave incendio, Langton cade in disgrazia; di salute precaria, nel 1825 è costretto a tornare a Londra portando Frannie con sé non per affetto ma come regalo per uno studioso, Mr. Benham, che spera di convincere a pubblicare un suo delirante saggio. In breve tempo la ragazza diventa cameriera personale di Mrs. Benham, e se ne innamora. Forse ricambiata, forse usata dall’inquieta signora piena di vizi più o meno segreti, Frannie è sempre più tormentata, intrappolata nella sua passione e nel torpore del laudano, guardata con sospetto: una serva, donna e di colore, non ha il diritto di essere colta.

Obbligata a mettere il dito fra moglie e marito, accusata di tradimento dalla sua amata, la ragazza viene messa alla porta; per sopravvivere diventa una Mistress abile con la frusta, per essere richiamata dopo qualche mese dai Benham che vogliono servirsi di lei per coprire uno scandalo: si ritroverà invece in un bagno di sangue, accusata di duplice omicidio.

Storia di sesso, droga e infelicità, «Le confessioni di Frannie Langton» di Sara Collins (Einaudi) è un thriller al femminile in cui i segreti sono svelati con gradualità sapiente – e talvolta lasciati all’immaginazione del lettore; la narrazione è centrata sul sentire della protagonista, fuori dai canoni dell’epoca e tragicamente conscia della sua posizione svantaggiata. Il ritmo di rado perde colpi, in una storia di ricerca della libertà in una società chiusa, razzista e maschilista, in cui spesso nemmeno un «buon matrimonio» salvava le donne da una vita solitaria e difficile.

Gazzetta di Parma  1° aprile 2020

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