Il tornado di valle Scuropasso

Tiziano Sclavi . Il tornado di valle Scuropasso . Mondadori

Ufo, fulmini globulari o elettroshock? Barrare la risposta preferita. Realtà e immaginazione si confondono sempre quando c’è di mezzo Tiziano Sclavi, celebre creatore di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo a fumetti. Scrittore saltuario, dopo un lungo silenzio Sclavi torna in libreria con “Il tornado di valle Scuropasso”, edito da Mondadori.

Originariamente pensato come sceneggiatura di un fumetto (che ancora ricorda, per struttura svelta e stile incisivo) e rimasto in sospeso per anni, il romanzo è definito in copertina “thriller ufologico”, forse in senso ironico – non voglio svelare il perché. Tutto inizia da un brusco risveglio, un rumore o un sogno turbano il protagonista, solo in una casa in mezzo al bosco, solo con se stesso e la sua mente malata. Gesti, pensieri, incontri si ripetono in modo circolare sfaldandosi ogni volta di più, uguali ma sempre un po’ diversi, inframmezzati da ricordi veri e falsi. Soltanto i marchi di oggetti e prodotti sono a fuoco, mentre pian piano presenze e assenze si confondono perdendo filo logico.

La realtà si fa intuire, già prima del finale, in qualche flash tra un miraggio e l’altro. Thriller atipico, delirante, straniante, ironico, “Il tornado di valle Scuropasso” abbonda di riferimenti, autobiografici e dylandoghiani. A partire dal tornado, che nel 1957 devastò l’Oltrepò Pavese: l’autore è nato proprio in quella zona, nel 1953. Il protagonista senza nome del romanzo ha quasi l’età di Sclavi, come lui ha avuto problemi di alcolismo e depressione, come lui fa lo scrittore di fumetti – e qui non poteva mancare un accenno a Dylan Dog, riconoscibile solo dagli aficionados nella citazione di una sceneggiatura, “Memorie dall’invisibile”, albo n. 19; in una telefonata appaiono anche i nonsense e la comicità talvolta irritante di Groucho, assistente di Dylan.

Il silenzio, la solitudine, l’immobilità della vita di provincia descritta con sarcasmo (e sempre presente nelle location di Sclavi) sono elementi tangibili, quasi co-protagonisti di un’avventura interiore che pone un annoso quesito: la vita è sogno?

Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma

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