Javier Sebastián . Il ciclista di Cernobyl . Guanda
Due Chili, rappresentante spagnolo alla conferenza internazionale dei pesi e delle misure a Parigi, è seduto in un self-service sugli Champs Élysées quando vede entrare un anziano accompagnato da una donna. Sembrano scampati a un naufragio. La donna porta due borse piene di vestiti; accompagna l’uomo a un tavolo, lo sistema, mangiano qualcosa. Poi lei se ne va, lasciando solo il vecchio. Due Chili richiama l’attenzione del personale sull’uomo abbandonato, ottenendo come risultato l’ordine di prendersene cura: sarà l’inizio di una situazione scomoda e intricata, dapprima rifiutata, poi accettata e chiarita, se non risolta.
Nel frattempo a Pripjat’, città fantasma nella «zona proibita» intorno a Cernobyl, un uomo cerca di animare la solitudine. Armeggia con l’autoscontro, inventa presenze; re della desolazione, un giorno si accorge di non essere più l’unico: sono arrivati gli sciacalli, a rubare dalle case abbandonate il possibile e l’impossibile. Le due storie parallele si uniscono quando si scopre che l’uomo di Pripjat’ e l’anziano abbandonato a Parigi sono la stessa persona: Vasja Nesterenko, fisico nucleare responsabile della Centrale Nucleare Mobile del Progetto Pamir. Nel 1986 è stato chiamato insieme ad altri scienziati alla disperata impresa di estinguere l’incendio del reattore numero quattro, ed è diventato un uomo costretto a fuggire perché sa troppo. Perché troppo vorrebbe rivelare.
Lo scrittore Javier Sebastián imbastisce il suo primo romanzo pubblicato in Italia, «Il ciclista di Cernobyl» (Guanda), basandosi su alcuni episodi della vita del fisico nucleare Vasilij B. Nesterenko, morto a Minsk nell’agosto del 2008. Definirlo romanzo è però riduttivo: attraverso Vasja che si aggira in bicicletta nella devastazione nucleare, fra supersiti, saccheggiatori, cani randagi e disertori ceceni, l’autore descrive e denuncia; documenti e testimonianze reali si intrecciano con lo svolgersi della storia, e con le descrizioni di una vita da superstiti accettata nelle sue difficoltà, narrata in toni malinconico-poetici. Un racconto asciutto ed elegante, per non dimenticare o per conoscere qualcosa in più di una catastrofe lontana ma ancora minacciosamente attuale.
Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma