Paolo Cohelo . Il cammino di Santiago . Bompiani

Con un occhio a Castañeda e allo stregone Don Juan, la storia di Paulo Coehlo e del suo pellegrinaggio lungo il sentiero che conduce a Santiago di Compostela (Il Cammino di Santiago, Bompiani) si snoda, snella e moderatamente avventurosa, tra un prologo magico e un epilogo con morale riuscendo a non toccare mai in profondità.

La vicenda di Paulo, accompagnato dal designer/Templare Petrus sullo Strano Cammino di Santiago, è esemplare: c’è un aspirante Mago che pecca di superbia e sul filo del traguardo fallisce, c’è una spada da ritrovare, c’è il Cammino delle Persone Comuni da percorrere per trovarla. Con tutti i simbolismi annessi e conessi. Ogni tappa del viaggio è una prova, ogni prova superata dona nuova saggezza al pellegrino e, volendo, anche al lettore, che è invitato ad unirsi all’esperienza del narratore attraverso una serie di esercizi e rituali tra il magico e il New Age.

Primo romanzo di Coelho pubblicato senza successo in Brasile nel 1987, Il Cammino di Santiago fu subito seguito dal best seller L’Alchimista, raccolta di temi esoterici banalizzati anche se ben organizzati, in stile romanzo iniziatico. Il Cammino di Santiago è semplice nella struttura, di agile lettura, agganciato al reale quanto basta; ma – gravati da un che di modaiolo e cinematografico – i momenti esoterici non convincono, mentre le affascinanti leggende legate al Cammino sono accennate appena, lasciando in chi legge qualche punto interrogativo e un po’ di delusione. Nonostante tutto si resta in superficie insomma, e forse è preferibile lasciare questo libro sullo scaffale per rileggersi l’Erich Fromm di Avere o essere.

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