Il bosco delle storie perdute

Eileen Favorite . Il bosco delle storie perdute . Elliot

Vita dura quella dell’eroina letteraria, non importa di quale epoca: esistenza tormentata, continui colpi di scena, finale spesso tragico. Personaggi come Emma Bovary o Rossella O’Hara meriterebbero una pausa, poter uscire di nascosto dalle storie, tra un episodio e l’altro, per trovare un attimo di quiete… l’idea è della scrittrice americana Eileen Favorite, e nel suo romanzo d’esordio, «Il bosco delle storie perdute» (Elliot Edizioni), fa da spunto per narrare del passaggio dall’infanzia all’età adulta: scatenato, in questo caso, dalle Eroine in vacanza.

Siamo nel 1974, a Prairie Bluff, Illinois; la Fattoria è composta da una grande casa ottocentesca, tanti acri di terra, un giardino, ed è abitata da tre donne, Anne-Marie Entwhistle, sua figlia Penny e la governante tedesca Gretta (…Grethel?). Mamma single, Anne-Marie sin da ragazza si trova alle prese con le Eroine – per qualche misterioso motivo attratte dalla fattoria di famiglia, diventata un bed & breakfast – che accoglie con comprensione e cura. La tredicenne Penny, in crisi con la madre e gelosa delle affascinanti ospiti, deve rispettare due regole ferree: non andare nel bosco al di là della prateria e non rivelare mai alle inconsapevoli Eroine il finale delle loro storie.

La rossa ragazzina infrange il primo divieto spesso e volentieri, finché un giorno incontra – nel bosco proibito, simbolo dell’inconscio – un Eroe proveniente da un’antichissima saga, in cerca della sua Eroina fuggita. È il re celtico Conchobar, prode guerriero in cui l’alternarsi di ruoli diversi – Principe Azzurro e Cattivo – causa nella giovane Penny ardori e perplessità. Iniziano così le peripezie della piccola eroina: perde i propri punti di riferimento, si districa fra prove impegnative, esce quasi di senno per ritrovarsi, se non altro, più forte. Un’ultima prova, però, la attende: conoscere e accettare l’incredibile identità del suo vero padre.

Uscite dalla vicenda sconvolte ma di nuovo unite, figlia e madre preferiranno, alle imprese di un eroe da romanzo fascinoso ma imprendibile, il coraggio d’imperfetti uomini in carne e ossa. Del resto, quante eroine hanno mai tratto qualche beneficio dall’arrivo di un eroe?

Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma

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