La bambina prodigio

Nikita Lalwani . La bambina prodigio . Guanda

Rumika Vasi, Rumi per gli amici, abita a Cardiff ed è figlia di immigrati indiani. Guardata con diffidenza da alcuni compagni di classe o dai loro genitori, è costretta a indossare bizzarri abitini indiani – imbastiti a diverse lunghezze in modo da poterci crescere dentro – calze spesse, occhiali enormi, acconciature improbabili. La sua vita è già abbastanza complicata, ma quando scopre di essere un piccolo genio della matematica le cose vanno anche peggio…

«La bambina prodigio» (Guanda), libro d’esordio dell’anglo-indiana Nikita Lalwani, racconta dieci anni della vita di Rumi: dalla scoperta delle sue doti alla fuga da casa e da Oxford. Stretta fra le ambizioni del padre, professore di matematica fissato con le regole, e il tradizionalismo della madre, Rumi è costretta a una vita da reclusa alla quale si ribella con trasgressioni più o meno sotterranee e con la dipendenza dai semi di cumino. Dall’O Level (ovvero Ordinary Level, esame che in Gran Bretagna è possibile sostenere da giovanissimi) fino al livello più avanzato, portatore di un’agognata liberazione – in realtà una nuova schiavitù –, Rumi ha un rapporto speciale con i numeri: compagni di gioco prima, tiranni poi, sono amici conosciuti e rassicuranti, pronti ad accoglierla sia nei momenti di panico e imbarazzo sia in quelli di gioia e speranza.

La famiglia, amorevole ma troppo rigida e poco incline all’integrazione con la società britannica, pone continui limiti a una bimba, poi ragazzina, frustrata nei desideri più semplici: abbigliamento a parte, non può frequentare i pochi amici perché chiusa in biblioteca a studiare, non può concedersi distrazioni, o ancora, se la portano al cinema non è per vedere una bollywoodiana commedia romantica ma il serissimo «Gandhi».

Una volta cresciuta, quindicenne delusa dai primi turbamenti d’amore e messa di fronte a una prova troppo difficile, Rumika fuggirà da obblighi diventati intollerabili per andare alla ricerca di una vita normale, in un finale annunciato eppure quasi improvviso e aperto. Scorrevole, punteggiata di malinconica ironia e chicche matematiche, «La bambina prodigio» è una storia di conflitti, e di quanto i cosiddetti «doni» possano diventare fardelli.

Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma

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